venerdì 21 agosto 2015

Il prosecco di Toni Doro a 'CamExperience' ad Expo 2015

“Came per il territorio” è lo spazio di CamEXperience che vede come protagonista indiscusso il Veneto e accoglie i migliori produttori del territorio. Grazie alla collaborazione con la start-up trevigiana Delicanto (Luxury Tour Operator), sono infatti stati selezionate le migliori eccellenze venete del settore enogastronomico. Ospiti di Came, avranno l’opportunità di raccontare, con degustazioni ed eventi speciali quali il progetto “Le mani in pasta” e “Miti e leggende venete”, le proprie storie sia sul cibo che sulla cultura contadina, mettendo a confronto tipicità e diversità, trasmettendo i saperi e sapori della propria terra. Tortellini, pasta all’uovo, salse, confetture e mostarde, biscotti, tutti prodotti tipici con una storia di famiglia, o una ricetta antica tramandata di generazione in generazione da raccontare.

Fra le altre partecipa in questi giorni anche l'azienda agricola Toni Doro di Cozzuolo di Corbanese.
Nel 1956 il capostipite dell'azienda, Antonio Doro, arrivò in queste terre tra le più suggestive del comune di Vittorio Veneto.
La vigne, collocate tra le colline di Carpesica, ricadono all'interno della denominazione Conegliano-Valdobbiadene DOCG, che è conosciuta nel mondo per essere l'incontro tra una natura forte e generosa e la sua gente operosa e gentile.
La tradizione di viticoltori, che parte dalla fine dell'ottocento, è stata tramandata di padre in figlio fino ad arrivare a Silvano e Massimo Doro che hanno intitolato al nonno Toni, come era conosciuto da tutti, la propria azienda. Questo è il segno di un legame forte con la terra, che i fratelli non hanno ricevuto in eredità dai loro avi ma l'hanno avuta in prestito dai loro  figli. Una filosofia che  spinge ad un approccio sempre più ecocompatibile nel pieno rispetto del territorio che li
ospita.Una passione che si tramuta prima in lavoro e poi in Prosecco.

Azienda Agricola Toni Doro

lunedì 17 agosto 2015

Il percorso Aquositas lungo il Monticano




Il percorso di Aquositas, il circuito delle terre d'Acqua, tocca nel mese di luglio molti fiumi del Veneto.Fra questi il Monticano, lungo il quale i comunicatori e i giornalisti della rete dei Borghi Europei del Gusto, stanno costruendo un itinerario del gusto.
Il Monticano attraversa Conegliano, dove il "canale Refosso" lo metteva in collegamento con il torrente Ruio.
Siamo entrati in punta dei piedi nella pasticceria caffetteria Dolce Caffè in via Lourdes. Un buon caffè (firmato da Lazzarin Cafè di Susegana ), un croissant alla crema da leccarsi letteralmente i baffi.
Dolce Caffè innova il tradizionale modo di gustare dolci, pasticcini, e caffè all’interno di uno spazio dal design minimal e contemporaneo, con uno stile informale, ricercato e adatto alle moderne esigenze. Il locale è affacciato su via Lourdes, appena fuori dal centro storico e dispone anche di un giardino estivo lungo uno dei piccoli fiumi che attraversano Conegliano, dove è un piacere prendere il fresco d’estate. La qualità e la maestria nell’arte della pasticceria sono garantite dall’esperienza. Il Dolce Caffè ha aperto da qualche anno, ma è legato alla famiglia che gestisce l’Alpago , una delle pasticcerie storiche e più rinomate della città del Cima.
La specialità della caffetteria sono naturalmente le paste, i pasticcini, le torte preparate per le diverse occasioni (compleanni, anniversari, feste di laurea, addii al celibato e al nubilato, matrimoni), i semifreddi e i dolci tradizionali, come panettoni artigianali, colombe, uova pasquali e focacce. Un vero must sono le colazioni in grado di dare il perfetto buongiorno in qualsiasi giornata. Inoltre al Dolce Caffè si possono gustare anche aperitivi a base di prosecco, spritz, e drink della casa da accompagnare, oltre che con il dolce, anche con il salato di pizzette, patatine, tramezzini.

Passa il tempo, scorrono le ore e una sosta all'Antica Trattoria Piave di Piazza Sant'Antonio, è uno dei riti ai quali piacevolmente non ci sottraiamo. Un'onda di cicchetti alla veneta, ben innaffiati da vini generosi e una cucina da sempre casalinga, rappresentano per davvero il meglio di questa osteria di sempre.
Tutti i giorni in base alle stagioni potrete provare, sia al banco sia a tavola, una selezione dei cicchetti: frittura di pesce, sarde in saor, polenta e baccalà alla vicentina, polenta e musetto, polpette fritte e/o in umido, ecc. Tutti i giorni a pranzo dal lunedi al venerdi è possibile gustare alcuni piatti veneti tra i quali pasta e fagioli, bollito, baccalà, trippe .
I ricordi della piena del Monticano, la vecchia caserma dei vigili del fuoco, i luoghi della nostra infanzia : tutto sembra suggerire un ritorno all'antico.
L'osteria come luogo dei nostri desideri, una sorta di tempio laico, ove si discute si parla si comunica, al di fuori delle uggiose abitudini di una società inamidata.


Ma corriamo per un attimo verso la Chiesa di San Martino.
La chiesa dei Santi Martino e Rosa (in veneto locale Cesa de San Martin) è un edificio sacro di Conegliano, situato nel piazzale omonimo, con la facciata rivolta verso il Monticano.
Luogo sacro di antica origine, già presente nella prima metà del XIV secolo legata a un monastero, la Chiesa di San Martino è stata ricostruita per volontà della comunità dei frati domenicani tra 1674 e 1730, quando assunse l'aspetto che ancora oggi la caratterizza.
Due episodi interessarono la chiesa nel primo Novecento: il primo riguarda la non realizzazione della facciata che l'architetto Vincenzo Rinaldo, autore della facciata della Chiesa dei Santi Rocco e Domenico, era impegnato a progettare, cosicché il prospetto principale restò disadorno; il secondo episodio invece segna la storia della chiesa in modo irreversibile: durante i bombardamenti della Grande Guerra l'edificio venne colpito in molte sue parti, cosicché la parrocchia dovette attivarsi nella ristrutturazione dell'edificio nella sua totalità.
Oggi la Chiesa dei Santi Martino e Rosa si incontra, maestosa, nella piazza omonima, dopo aver passato il ponte sul Monticano, fiume verso il quale la chiesa guarda.
Dal 1921 è retta dai Giuseppini del Murialdo, il primo ordine religioso che vi entrò dopo che Napoleone aveva fatto chiudere il convento nel 1806.


Nel piazzale vi è uno dei maestri (a parer nostro e dei coneglianesi), della norcineria veneta. Eugenio Montagner, nella sua salumeria macelleria, propone da anni il meglio delle carni venete, aiutato ormai dalla seconda generazione di famiglia ( il figlio Nicolò). Cresciuto negli anni con il semplice passaparola e la stima dei consumatori,Eugenio ha 'popolato' la sua bottega di sopresse deliziose.
Le soppresse, così come musetti, salami e altri insaccati, venivano preparati presso le famiglie contadine dall’esperto del luogo. Dopo l’uccisione del maiale si provvedeva alla lavorazione della carne e alla preparazione dei vari prodotti. Era quello un periodo di intenso lavoro comunitario ma anche di grande festa e abbondanza. Vari documenti testimoniano che già nel 1800 tali prodotti venivano appesi per 8-10 giorni nelle cucine in presenza di un braciere acceso, allo scopo di asciugare il prodotto fresco. Dopo questo breve periodo essi venivano posti in cantina o in un sottoscala fresco e sterrato per la conservazione.
La stagionatura fa assumere esternamente alla soprèssa il colore prima biancastro e poi grigio-marrone scuro della muffa di cui si ricopre. Al taglio, la carne appare di colore rosso tendente al rosaceo, con la caratteristica irregolare marezzatura bianca dovuta alla componente di grasso che avvolge la parte proteica.





venerdì 14 agosto 2015

I Percorsi della Fede a Zerman : la Chiesa di S.Elena Imperatrice



Il Bar Le Tentazioni  di Zerman (Mogliano) ha ospitato lo stage di informazione della tramissione multimediale L'Italia del Gusto, sotto forma di 'Aperitivo in Piazza Don Antonio Sala.'
Si è trattato di uno degli appuntamenti del progetto La Piazza dell'informazione, 'tracce di filò urbano, per una comunicazione ritrovata. "
L'architetto Prete ha raccontato la storia della Chiesa di S.Elena Imperatrice, per i Percorsi della Fede.

" La sua storia è stata a lungo legata alla pieve di Casale sul Sile, di cui ha costituito una cappella e da cui si affrancò nel 1596. Nel 1804 il vescovo di Treviso Bernardino Marin, C.R.L. le concede il titolo arcipretale. L'edificio ha assunto le forme attuali nel 1895, avendo il parroco don Domenico Scabello affidato all'architetto Giuseppe Segusini l'incarico di progettare una nuova chiesa (1870). L'architetto feltrino, molto attivo nel campo dell'arte sacra, le diede un aspetto spiccatamente neorinascimentale.
Esterno
La facciata si caratterizza per l'ampio pronao abbellito da due colonne ioniche e culminante con un timpano a tutto sesto; al corpo centrale sono affiancate due ali culminanti con due quarti di cerchio. Sulle sommità del timpano e dei quarti sono degli ornamenti in ferro battuto. Sulla facciata sussiste, un affresco della patrona attribuito alla scuola del Veronese, se non al Veronese stesso.
Sagrato
Presso il sagrato, il 10 aprile 1827, fu eretta una colonna romana sulla quale venne posta una statuetta della patrona. Questo spazio era in passato utilizzato come cimitero, al quale è legata una curiosa vicenda: verso la fine del XVI secolo fu teatro di una rissa che vide la morte di un uomo; benché il camposanto fosse stato riconsacrato, per diverso tempo la comunità, molto turbata, non volle seppellirvi i propri morti, tant'è che il vescovo di Treviso, mentre effettuava una visita pastorale, constatò la presenza di alcune bare nascoste nella chiesa, alcune con persone morte da mesi.
Interno
L'opera più pregevole degli interni è sicuramente la pala dell'altar maggiore: una Madonna con Bambino e santi opera di Palma il Vecchio. Sugli altari laterali si hanno, a sinistra, una Madonna del Parto attribuita a Carletto Caliari, figlio del Veronese, e, a destra, un Sant'Antonio di ignoto. Sconosciuti anche gli autori degli altri due dipinti della navata destra, un Martirio di san Sebastiano e una Madonna del Rosario. Nei pressi dell'ingresso è collocata una terracotta smaltata che rappresenta una Madonna con Bambino.

Degni di nota sono anche due stendardi dipinti ad olio su tela. Il primo, di scuola romana, risale al XVI secolo raffigura due Scene della vita di Sant'Elena. Il secondo, di scuola veneziana, è del XVIII secolo, mostra una Madonna con Bambino e san Domenico. Sono presenti altre due pale, della fine del XX secolo, del pittore Oleg Supereko.




Due sono i progetti che riguardano Mogliano Veneto e il suo territorio.




La Piazza dell'informazione è una iniziativa di animazione urbana,realizzata in collaborazione con gli operatori commerciali del territorio. Incontri, interviste,degustazioni nell'arco di una giornata, per una comunicazione ritrovata.

Due gli appuntamenti realizzati : in piazza San Pio X e in piazza don Antonio sala a Zerman.

Il secondo progetto riguarda le Vie dei Mulini lungo il fiume Zero, da Zero Branco a Marcon.

Lo sfruttamento delle acque dello Zero permise la costruzione di numerosi mulini sin dal medioevo, alcuni dei quali funzionarono a pale sino agli anni sessanta del Novecento. La maggior parte di queste strutture furono aperte a partire dalla metà del XVI secolo quando, attraverso il canale artificiale di San Marco ed una roggia, fu aumentata la portata del fiume sottraendo grosse quantitativi d'acqua al Sile.

Sappiamo che nel 1678 erano funzionanti lungo il percorso dello Zero otto mulini, per un totale di diciassette ruote. I più antichi erano i mulini "Contarini" di Levada e "Tiveron" di Sant'Alberto, risalenti al Cinquecento. Quindi, scendendo verso la foce, si incontravano il mulino di Sant'Alberto (1667, sempre dei Contarini). Giunti a Zero Branco, si incontrava il mulino dei Grimani (seconda metà del XVII secolo, ricostruito nel 1727). Poi il mulino di Campocroce, il mulino del Terraglio a Mogliano (1663, appartenente al medico Francesco Brachi). A Marcon si trovavano invece il mulino dei Priuli, demolito nell'Ottocento, e il mulino Bonisiolo: già proprietà delle monache di Santa Caterina di Venezia, ha funzionato sino al 1970.

I due progetti verranno presentati nel corso degli Stati Generali della Comunicazione Territoriale che si terranno in Istria dal 18 al 20 settembre.

Comunicare per Esistere al Bar Le Tentazioni di Zerman di Mogliano




Il Bar Le Tentazioni  di Zerman (Mogliano) ha ospitato lo stage di informazione della tramissione multimediale L'Italia del Gusto, sotto forma di 'Aperitivo in Piazza Don Antonio Sala.'
Si è trattato di uno degli appuntamenti del progetto La Piazza dell'informazione, 'tracce di filò urbano, per una comunicazione ritrovata. "
Dopo la presentazione della storia della Chiesa di S.Elena Imperatrice, si è svolta una degustazione, proposta da Nicoletta e Maurizio,numi tutelari del bar Le Tentazioni.
Il locale, oltre ad offrire tutti i servizi di tradizione, è diventato anche un punto di incontro della comunità, ove è possibile acquistare il pane artigianale e scegliere tra una ampia gamma di salumi di qualità.
Ecco allora i buoni vini dell'azienda agricola Sandre di Campodipietra, il pane de Il Buon Pane di Gaggio (Marcon), le fantasie dei cicchetti di pesce della Pescheria Gastronomia di Piazza don Antonio Sala, i formaggi e i salumi dell'azienda agricola F.lli Donadel di Mogliano Veneto e le pizze della Pizzeria Arrigoni di Zerman.
I cicchetti di pesce proposti da Adriana e Manuel hanno incantato occhi e palati : una frittura deliziosa, mai unta e croccante ; i crostini di baccalà mantecato e di crema di dentice ; le polpette di rombo. La selezione del pesce è qualitativamente ineccepibile ; la cucina di Adriana, per la gastronomia,semplicemente deliziosa.
La pizza Mediterraneo proposta dalla Pizzeria Arrigoni ha confermato le qualità delle proposte di Alberto, dopo la partecipazione televisiva a Master Pizza, in febbraio.
"Le nostre pizze" spiega Arrigoni “sono si il frutto dell’esperienza, ma anche di un lavoro di ricerca costante di farine di qualità macinate a pietra, su lievitazioni lunghe e naturali, prodotti italiani di eccellenza, su verdure biologiche. Accontentiamo tutti i palati e cerchiamo di tutelare la salute”.
La storia si perde nel tempo ma le radici restano. La famiglia Donadel si stabilì nelle terre vicino al fiume Zero proveniente dalla sinistra Piave, probabilmente dalla zona di Fontanelle di Oderzo, nei primi anni dell’ ottocento, in seguito alle guerre napoleoniche, per lavorare a mezzadria i terreni di proprietà dei conti Marcello.
L’unica ricchezza erano le braccia per lavorare, l’ amore per la terra e gli animali,  la passione per questo lavoro,e la certezza che la fatica sarà sempre ripagata dal pane quotitidiano, perché la natura non delude mai se l’ uomo rispetta le sue regole. La famiglia è da generazioni legata a questi valori ed insegnamenti e anche oggi in qualche misura ricorda sicuramente le vecchie famiglie patriarcali dove tutti erano coinvolti nel lavoro della terra e nella cura del bestiame: oggi cinque fratelli, Nicola, Agostino, Filippo, Mario, Paolo, e una sorella, Sara, che collaborano per portare avanti l’ attività agricola; e con noi ci sono anche papà Pietro, mamma Teresa e lo zio Luigi, che ci hanno passato il testimone. Salumi, formaggi, carni pregiate : queste le eccellenze di casa Donadel.